Da un fatto di cronaca avvenuto in Russia alla fine del 1869, l'uccisione dello studente Ivanov, nacque l'idea di questo romanzo, che Dostoevskij concepì in un momento particolarmente cupo della sua esistenza, tormentato dalle difficoltà economiche e dalla terribile nostalgia per la patria lontana che lo accompagnava durante il suo secondo soggiorno all'estero. Egli individuava nella nuova società colta, abbagliata dal liberalismo e contemporaneamente dalle nascenti teorie positivistiche, la rovina della Russia, caduta in un deprecabile stato di miseria morale. La sua rabbia è diretta verso quei giovani rivoluzionari - i "demoni" del titolo - che intorno al 1870 cercavano di scalzare dal potere i liberali della vecchia generazione, incapaci di rispondere fattivamente alle provocazioni e all'ostilità politica dei cinici e presuntuosi nichilisti. Ciò che sconvolge maggiormente Dostoevskij è l'assenza della fede in Dio, che rende ai suoi occhi del tutto gratuita e immotivata ogni loro pretesa ideologica. Al di là dell'effettivo svolgimento dei fatti - l'assassinio di Ivanov non è in tal senso che un pretesto - ciò che interessa realmente all'autore è esprimere il suo disagio e le sue convinzioni politiche, attraverso un'articolata costruzione narrativa, che sfocia nella definitiva sconfitta dei "demoni" e nella riaffermazione della fede evangelica.
I demoni. Ediz. integrale (Grandi tascabili economici)
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