E' questa la seconda stagione letteraria di John Fante in Italia. Una prima si ebbe tra la fine degli anni Trenta e gli anni Quaranta, quando su riviste comparvero suoi racconti e, soprattutto, la collezione della Medusa pubblicò i suoi due più noti romanzi, "Il cammino nella polvere", nella traduzione di Vittorini, e "Aspettiamo primavera, Bandini". Poi il silenzio, cui corrispondeva in America l'oblio di Fante, assorbito dalla carriera di sceneggiatore hollywoodiano, fino alla 'riscoperta' da parte di Charles Bukowski e il nuovo romanzo "Dreams from Bunker Hill", nell'82, un anno prima della morte. Del mito dell'America, che Vittorini coltivò, Fante rappresentava la parte italiana, della seconda generazione di immigrati; e di questa letteratura, da massimo esponente, il versante forse più ironico e sognante, ma sempre 'dalla strada'. Ne presentiamo tre saggi, tre racconti dalla raccolta "Dago Red" (1940). E ci sembrano non smentire una discendenza che William Saroyan rintracciò da Mark Twain: per il modo di trattare giochi e drammi di ragazzi, di inscenare rudezze e sentimenti, angosce e comicità nella comunità italiana d'America.
Una moglie per Dino Rossi (La memoria)
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