Osservando le opere scultoree di Choi Yoon-Sook si intuisce subito come il soggetto principale della sua ricerca artistica sia l’essere umano. I suoi lavori rappresentano esseri umani ideali, capaci, in primo luogo, di esprimere intrinsecamente emozioni e sensazioni e di muoversi in modi articolati e, in secondo luogo, di comunicare e coinvolgere gli altri uomini che con esse si relazionano. Queste due peculiarità, nel contesto stesso di ogni opera, danno vita ad un dialogo attraverso il quale la scultura assume una duplice valenza: da un lato essa favorisce un particolare coinvolgimento interiore nel fruitore tramite una simbiosi intellettuale ed emotiva con il significato che essa incarna, dall’altro, si arricchisce, come si evince in determinate opere, di funzionalità pratica e fruibile in grado di soddisfare le necessità fisiche dell’uomo quali il gioco o il riposo. L’artista, per dar vita a questa relazione antropocentrica, si avvale di forme esili, slanciate, nelle quali i tratti somatici cedono il passo ad una stilizzazione antropomorfica totalizzante e comprensibile da chiunque, impostando l’opera su grandezze monumentali destinate ad inserirsi in ambienti adatti all’aggregazione umana, come i luoghi aperti delle piazze, travalicando perciò lo spazio conviviale della casa. Oltre a queste caratteristiche derivanti dalla concezione filosofica dell’artista, Choi Yoon-Sook infonde nelle sue opere un’accattivante dimensione estetica che non solo è tesa ad esaltare maggiormente la visione e la comprensione del soggetto, ma anche, nel corso del tempo, si impone come un carattere identificativo del suo fare scultura. Tale estetica è il risultato della fusione, da parte dell’artista, della sua grande maestria tecnica ed esecutiva, di un’innata versatilità nell’uso degli attrezzi e di un’ampia conoscenza dei vari materiali, tanto che, a volte, quest’ultimi, grazie a colori e venature, addirittura si trasformano in suggeritori della forma da realizzare. Nascono così sculture impostate su forme lisce che dialogano con lo spazio che le circonda, strutturate sulle alternanze dei pieni e dei vuoti e percorse nelle membra da cavità che catalizzando e riflettendo la luce, anche se flebile, amplificano questa dimensione percettiva, come si vede in opere quali “Panchina” o “Scivolo”, oppure strutture apparentemente semplici ma in realtà articolate nell’esecuzione e nei rapporti statici, quali ad esempio “Ego”. Sembra che la compresenza dei vari tematismi, la versatilità tecnica, le policromie dei materiali evidenzi in Choi Yoon-Sook la necessità di infondere nelle sue sculture un’atmosfera ludica la quale possa far scaturire nell’osservatore un momento di serena e piacevole riflessione e di amicale interrelazione tra gli esseri umani.
Siro Perin
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