Manu è un nome sanscrito che nella mitologia indiana indica il demiurgo progenitore dell' umanità e il legislatore primordiale. A Manu si attribuisce tra l'altro la divisione in caste della società indiana, distinguendo in essa quattro varna, colori, storici: sacerdoti, guerrieri, coltivatori artigiani e piccoli commercianti e servi, a loro volta articolati in numerose caste e sottocaste, jati.
L'epoca di composizione di questo codice è molto incerta ed oscilla tra gli ultimi secoli precedenti e i primi sucessivi all'inizio dell'era cristiana. Certamente esso ebbe larga diffusione intorno al IV secolo d.C., periodo a partire dal quale fioriscono numerosi documenti che commentano il Codice. Nello stesso si avalla e sostiene il principio del privilegio assoluto della prima casta, quella brahmanica, che sarebbe l' unica preposta a conoscere, interpretare e tramandare in modo realmente autentico la tradizione e l'ortodossia.
L'opera si divide in 12 libri, ciascuno dei quali affronta un tema di diverso interesse. Nel primo si descrive la creazione dell'universo ad opera di Brahma e nell'ultimo si espone il principio di trasmigrazione delle anime, indicando i mezzi e le vie per raggiungere la beatitudine finale. Il corpo centrale del Codice si occupa delle prescrizioni, le responsabilità, i doveri e i privilegi delle varie caste, dei riti e le norme per i vari sacramenti e delle purificazioni necessarie per compierli, delle punizioni per i trasgressori delle regole, dello stato dei figli a seconda della casta di appartenenza dei genitori, degli atti considerati puri e quelli che necessitano di purificazione. L'elenco è lungo ma, come spesso accade, la presenza di norme apparentemente rigidissime, denuncia in realtà la necessità di arginare trasgressioni alle stesse, evidentemente molto più comuni di quello che i compilatori del Codice avrebbero voluto.
L'epoca di composizione di questo codice è molto incerta ed oscilla tra gli ultimi secoli precedenti e i primi sucessivi all'inizio dell'era cristiana. Certamente esso ebbe larga diffusione intorno al IV secolo d.C., periodo a partire dal quale fioriscono numerosi documenti che commentano il Codice. Nello stesso si avalla e sostiene il principio del privilegio assoluto della prima casta, quella brahmanica, che sarebbe l' unica preposta a conoscere, interpretare e tramandare in modo realmente autentico la tradizione e l'ortodossia.
L'opera si divide in 12 libri, ciascuno dei quali affronta un tema di diverso interesse. Nel primo si descrive la creazione dell'universo ad opera di Brahma e nell'ultimo si espone il principio di trasmigrazione delle anime, indicando i mezzi e le vie per raggiungere la beatitudine finale. Il corpo centrale del Codice si occupa delle prescrizioni, le responsabilità, i doveri e i privilegi delle varie caste, dei riti e le norme per i vari sacramenti e delle purificazioni necessarie per compierli, delle punizioni per i trasgressori delle regole, dello stato dei figli a seconda della casta di appartenenza dei genitori, degli atti considerati puri e quelli che necessitano di purificazione. L'elenco è lungo ma, come spesso accade, la presenza di norme apparentemente rigidissime, denuncia in realtà la necessità di arginare trasgressioni alle stesse, evidentemente molto più comuni di quello che i compilatori del Codice avrebbero voluto.
Tanto per farsi un' idea di cos'era la saggezza brahmanica contenuta in questo codice:
Tutti gli orifizi del corpo al di sopra dell'ombelico sono puri, tutti quelli al di sotto sono impuri. Solo nella fanciulla l'intero corpo è puro.
1 commento:
frase orribile pensata da un vecchio in andropausa che vede la fanciulla come oggetto sessuale per una cura di pillolle di giovinezza.
se avvesse detto donna avrebbe compreso il valore del suo apporto intellettuale e psicologico.
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