Fermi tutti: in casa Bandini sta per fare ingresso nonna Toscana: come ogni mese, annuncia per lettera la propria visita-ispezione ufficiale, che si traduce in una giornata di mugugni e osservazioni su disordine, sregolatezze, immoralità: non c'è poi da meravigliarsi se gli americani considerano gli italiani una banda di straccioni da evitare a tutti i costi. Donna Toscana considera il genero Svevo — il quale non a caso se la dà a gambe al suo arrivo — un mezzo fallito e la figlia Maria una pazza perché lo ama e alla fin fine ne asseconda le peripezie; come se non bastasse, qualcuno ha visto papà Bandini su una veloce berlina accanto alla donna più ricca del paese, con la risibile scusa di un incarico ottenuto da lei: risistemare il caminetto di una delle sue ville. Insomma, il povero Arturo, poco più che bambino, pur con tutto l'entusiasmo e l'ammirazione per le bravate di babbo Svevo, non ha vita facile in questo paesetto di montagna della grande America degli anni Trenta. Non è sempre gradevole districarsi fra mille trovate per conquistare o tenere a bada Mister Craik, il salumiere che continua miracolosamente a conceder credito ai Bandini, la bellissima e cagionevole compagna di classe Rosa Pinelli, che respinge il dono d'amore — un prezioso cammeo rubato a mamma Maria — e soprattutto l'insopportabile fratellino Federico tutto preghiere e saggezza, che gli ricorda l'imminenza del temuto purgatorio… Un romanzo, come sempre capita nell'accoppiata Bandini-Fante, commosso e ridanciano, tormentato e farsesco, capace come pochi di regalarci un vitale - e geniale - quadretto del mondo degli immigrati italiani in America nel primo dopoguerra.
Aspetta primavera, Bandini
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