Molto spesso mi è capitato di scorrere sotto gli occhi dei cataloghi d’arte, e talvolta ho notato come questi, per attirare lo sguardo del lettore, siano titolati con iperboli lessicali che poco o nulla hanno in comune con le opere rappresentate. Nel caso di Carlo Casagrande credo che il titolo “Appunti di viaggio” ben rappresenti la sua attività artistica a partire dalla copertina nella quale vediamo rappresentati due colorati sandali posti sopra uno zerbino pronti a partire. Questo rapporto tra titolo e opera manifesta metaforicamente l’intento di questo giovane artista che si propone di fare il punto sui suoi viaggi culturali, cercando di sottolineare quali siamo stati i progressi da lui fatti a partire dal primo giorno in cui si è messo a dipingere. Il catalogo propone l’evoluzione della sua pittura sia in senso visivo sia in senso sperimentale, indirizzandosi verso due direzioni: da una parte lo studio e l’evoluzione del colore inteso come manifestazione di emozionalità; dall’altra l’enunciazione della simbiosi tra uomo e natura. Osservando la prima raccolta di appunti, riservata al colore, notiamo come in alcuni paesaggi, il pigmento, steso con una pennellata forte, vigorosa e solare, si carichi e si infuochi, nei rossi e nei gialli, tanto da richiamare alla mente atmosfere toscane. Poi, questo stesso composto da grandi campiture quasi geometriche, si placa e si fa riflessivo, come si legge nel trittico “Perdono”. Nella seconda raccolta, si evince come nella sua pittura sia importante l’osmosi tra paesaggio e propria anima, tanto che dei semplici girasoli si trasformano in uomini: i grandi fiori che simboleggiano non solo la dimensione agreste, diventano teneri “Innamorati”, romanticamente adagiati su un delicato e notturno praticello, di fronte ad una gigantesca luna fa da testimone, con il suo amoroso giallo, al romantico incontro. Su questo taccuino non mancano poi interessanti note in cui l’artista si lascia trasportare in una dimensione di ricerca, dove il reale deborda tanto da sfociare nella stilizzazione interiore, da trasformare un albero in ammasso filamentoso che sembra personificare uno spaventato uomo che si interroga sulla natura e sul mondo. Chiude la raccolta una intensa e drammatica Crocifissione, simbolo del sacrificio supremo dell’uomo-Dio che si fa redentore di tutti i mali. E’ doveroso sottolineare, in conclusione, la personalità pittorica di Carlo Casagrande. Egli è artista sincero e in continua ricerca, libero dai facili egocentrismi che molto spesso sono comuni a molti diffusi nel mondo dell’arte.
Siro Perin
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