In questa raccolta di massime e aforismi il filosofo di Danzica affronta il tema della felicità della vita delineando comportamenti e precetti fondamentali per acquisire quella "saggezza della vita" indispensabile per trascorrere una esistenza, se non proprio felice, almeno priva di dolori ed affanni, in sintonia ad uno dei suoi più cupi convincimenti secondo il quale "ogni felicità è una chimera, mentre il dolore è reale". L'opera si compone di sei capitoli, i primi dedicati interamente ad indagare e a comprendere da che cosa dipende la felicità fino all'individuazione di tre determinazioni fondamentali: ciò che si è, ciò che si ha ed infine ciò che si rappresenta. Una delle tesi cardine alla quale Schopenhauer perviene è che la felicità dipende in più ampia misura da ciò che si è che da ciò che si ha e/o si rappresenta, dedicando tre interi capitoli per suffragare tale supremazia. Nella dissertazione vengono anche ricercate le cause del mancato raggiungimento della felicità, e tutti gli elementi che ostacolano il cammino verso essa, evidenziandone in particolare due: il dolore e la noia introducendo un interessante dualismo tra i nomadi, che si spostano per bisogno (dolore) e i turisti che invece lo fanno per scampare alla noia. E' per sfuggire a questi mali che gli uomini comuni si lasciano attrarre dalle compagnie insulse e si dedicano a passatempi volgari come il gioco delle carte o le inutili chiacchiere. Schopenhauer esalta l' individualità e consiglia la solitudine come il miglior mezzo per raggiungere la felicità, asserendo che "bastare a se stessi, essere se stessi in tutto e per tutto è certamente il requisito più utile per la nostra felicità". Ad ulteriore conferma della scarsa importanza che riveste ciò che non è direttamente legato a se stessi, si può leggere una lunga critica ad una stupida consuetudine del suo tempo, ovvero l' onore cavalleresco, vista come corollario di un più ampio discorso sulla fama e sull' onore. Altro tema legato alla fama è il binomio azioni-opere: le azioni sono frutto del cuore e sono destinate a durare nel tempo, le opere sono invece un prodotto del cuore e sono destinate ad essere dimenticate con il passare del tempo. Il quinto capitolo raccoglie una serie di massime e pensieri che toccano i più svariati argomenti come l'importanza del sonno, la nocività dell'invidia, la necessità di ridimensionare le proprie aspettative di vita, l'utilità di munirsi di una grande provvista di prudenza e tolleranza: la prima per evitare danni e perdite, la seconda per limitare liti e imbrogli. L'opera si chiude con un saggio sulle differenze tra le varie età della vita, dal quale emerge che la vecchiaia, per l'uomo che ha saputo coltivare i piaceri dello spirito, non è un'epoca gelida e sterile, ma l'occasione per riflettere su come si è spesa la propria esistenza e per compilarne un bilancio, che per Schopenhauer è sempre e comunque in passivo.
La saggezza della vita. Ediz. integrale (Grandi tascabili economici)
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