sabato 26 marzo 2011

A. Schnitzler - Il ritorno di Casanova [1918]


Giacomo Casanova, Cavaliere di Seingalt, giunto a cinquantatré anni, ormai stanco di avventure erotiche e di traffici politici, sente sempre più forte il bisogno di ritornare nella sua città, Venezia, da cui tanti anni prima era fuggito con la sua mirabolante evasione dai Piombi. Ma, proprio quando la meta è vicina, il destino gli fa incontrare la giovanissima Marcolina, non ancora ventenne eppure dotta studiosa di matematiche superiori e lucida illuminista. Questa donna, che lo guarda con una freddezza che Casanova mai prima aveva visto in uno sguardo femminile, lo costringe a gettarsi perdutamente in un intrigo rovinoso. E, proprio in quell’avventura, gli balena l’immagine di una felicità incomparabile, che vince di sorpresa la sua cinica sapienza: un’immagine che gli si mostra per negarsi poi subito e abbandonarlo, come un’ultima beffarda apparizione della vita. Arthur Schnitzler, il magistrale evocatore della Vienna leggera e crudele degli ultimi anni absburgici, rivela in questo breve romanzo, che è forse la sua opera più segreta e personale, tutta la sua chiaroveggenza psicologica – quella per cui Freud gli scrisse che temeva di incontrarlo in quanto riconosceva in lui il suo Doppio. Una trama maliziosa, che potrebbe apparire di sfuggita in un capitolo delle Memorie di Casanova, si dilata qui in un feroce scontro fra Amore e Morte, che viene a porre un sigillo sinistro su questa tappa della carriera di un libertino, ormai segnata dall’angoscia della fine. Come nell’Andreas di Hofmannsthal, il décor settecentesco, che Schnitzler ricostruisce con sovrana eleganza, accoglie in una luce d’autunno, nitida e sensuale, un teatro di maschere dietro cui si intravede un mondo di quasi insostenibile dolcezza e crudeltà, quale doveva apparire, in uno sguardo di congedo, al limpido occhio nichilistico dello Schnitzler maturo. E tale è la forza e la precisione musicale del racconto che, senza bisogno che vengano additati, vi affiorano naturalmente i suoi temi: l’impossibilità di ogni ritorno e di ogni unione con se stessi, la lotta con il proprio Doppio, la certezza che il principe degli ingannatori è anche il primo degli ingannati, infine che l’inganno è l’unica forma in cui la vita si offre. Ritorno di Casanova è apparso per la prima volta nel 1918.

Il ritorno di Casanova (Gli Adelphi)

mercoledì 23 marzo 2011

A. Schnitzler - Il sottotenente Gustl [1900]


Scritta da Arthur Schnitzler di getto dal 14 al 19 luglio 1900, la novella Leutnant Gustl costituisce il primo esempio nella letteratura tedesca di opera narrativa condotta esclusivamente secondo la tecnica del monologo interiore. Tuttavia l'importanza della novella non va vista solo nella novità della realizzazione stilistica, bensì anche nella sintesi fra elemento tecnico-formale e analisi psicologica. Attraverso il monologo inferiore del sottotenente Gustl, Schnitzler mette a nudo le debolezze e la meschinità di un carattere individuale e lascia allo stesso tempo trasparire, con sottile ironia, i difetti e i limiti della struttura mentale dell'ufficiale imperialregio all'epoca precedente il primo conflitto mondiale. Il sottotenente Gustl è però solo il primo di una serie di racconti e romanzi (Verso la libertà, 1902-1908, Fuga nelle tenebre, 1912-1917, Il ritorno di Casanova, 1915-1917, La signorina Else, 1921-1923, Doppio sogno, 1907-1925, Teresa, 1924-1927) in cui lo scrittore viennese riuscirà a ritrarre, con occhio distaccato ma allo stesso tempo partecipe, la condizione di autodistruttiva e alienante solitudine dell'individuo nella società moderna.

Il sottotenente Gustl (Classici)

lunedì 21 marzo 2011

A. Camilleri - L'odore della notte [2001]


«Ha detto l'odore della notte?». «Sì, a seconda dell'ora la notte cangia odore». A Vigàta è tornato l'inverno. Mimì Augello, il braccio destro, forse ha ceduto e sta per sposarsi. L'ultimo regalo di Livia, un pullover mai indossato che Montalbano per sbadataggine (o per rimozione, come dice Livia?) ha sciupato, inoccultabile corpo del reato di distrazione amorosa, scompare e ricompare, come sirena che canta le gioie della famiglia. E il commissario non è più un ragazzino. Lo si avverte perché i segni lasciati da tutte le inchieste passate - e prima di tutto il povero «grande ulivo saraceno» che tante volte lo ha ispirato - riaffiorano qui e là, con i colori della nostalgia, a ogni passo di quest'ultimo caso. Un caso anomalo in cui il cadavere non spunta all'inizio, e Montalbano non ne è proprio il titolare, ma vi si intrufola. Troppe coincidenze lo spingono. Scava nella scomparsa di un finanziere truffatore, che si è portato i soldi di mezzo paese e dintorni, e poi del suo aiutante (due «teste parziali», di quelli che sanno tutto di denaro e non sanno nient'altro e nient'altro sentono). E la soluzione sarebbe una fuga banale, col malloppo sottratto ai molti polli dell'epoca della borsa, connessa a un omicidio, se assai più carica di dolente orrore non si profilasse una soluzione laterale. Sull'enigma della quale Montalbano si sporge a vedere, con la pietà che si prova verso il dramma silenzioso di certe esistenze, mentre uno strano odore «di frutta marcia, di cose che si disfacevano», per qualche tempo, ne aveva sparso come la profezia nella notte di Vigàta. «E allora sentì che la notte aveva cangiato odore: era un odore leggero, fresco, era odore d'erba giovane, di citronella, di mentuccia».

L'odore della notte (La memoria)

domenica 20 marzo 2011

J.K. Galbraith - Il grande crollo [1961]


In queste pagine si racconta la storia del più grande rialzo speculativo e relativo crollo delle azioni dei tempi moderni. È giusto contribuire a tener vivo il ricordo di quei giorni. Infatti né la regolamentazione pubblica, né il migliorato livello morale degli affaristi, degli agenti di cambio e dei loro clienti, degli operatori di borsa, dei funzionali delle banche e dei fondi d'investimento sono in grado d'impedire questi scoppi ricorrenti e le loro conseguenze. Serve di più il ricordo di come, in passate occasioni, le illusioni hanno preso il posto della realtà e la gente è rimasta "incastrata".

Il grande crollo (Superbur saggi)

giovedì 17 marzo 2011

W. Faulkner - Privacy [1955]


Accadde una volta, nel 1955, che Faulkner fosse preso da una furia memorabile in conseguenza della caccia che i giornali americani stavano dando a fatti della sua vita privata (soprattutto amorosa). Così, per questa unica occasione, Faulkner si lanciò in un pamphlet micidiale, che investe non solo la stampa americana e la macchina dei media – da lui quotidianamente subìta a Hollywood – ma l’intero «sogno americano». Nella parola privacy, infatti, come sappiamo oggi in maniera più chiara che mai, si addensano tutto il peggio e tutto il meglio della società democratica, e in particolare di quella che conserva il sigillo delle origini americane. Da una parte il culto dell’individuo, realtà ultima e non scalfibile; dall’altra la disponibilità di ogni aspetto della vita del singolo al consumo vorace della società stessa, qualora la libido del Grande Animale lo richieda. Al pari degli oratori antichi, Faulkner riesce a far trasparire, dietro il caso specifico, l’enormità della posta in gioco. Ma nessuno degli oratori antichi avrebbe osato servirsi, come lui osò fare nella circostanza, di una tale maestosa prosa alluvionale, simile al ritmo del delta del Mississippi.

Privacy. Il sogno americano: che cosa ne è stato? (Piccola biblioteca Adelphi)

martedì 15 marzo 2011

Paper Model - Pezzi Big Shooter

Dopo alcune richieste pervenutemi, ho deciso di trovare un po' di tempo per preparare una versione decente dei pattern per realizzare il Big Shooter e di renderla disponibile ai lettori del blog. Questi disegni vanno stampati su cartoncini colorati di grammatura non superiore ai 180 gr/mq ritagliati e incollati come per un qualsiasi paper model. Tengo a sottolineare che questo lavoretto è stato realizzato nei sempre più rari ritagli di tempo del sottoscritto e che quindi va preso "così come è" e se sono presenti imprecisioni o errori sarò grato a chiunque me li segnalerà. Inoltre sentitevi liberi di modificare o migliorare il modello, magari mandandomi qualche foto delle vostre realizzazioni. Posto inoltre due semplici figure da utilizzare come guida al montaggio.
Buon lavoro!
Capaso Big Shooter Paper Model [Pattern]




lunedì 14 marzo 2011

A. Camilleri - La forma dell'acqua [1994]


Il primo omicidio letterario in terra di mafia della seconda repubblica - un omicidio eccellente seguito da un altro, secondo il decorso cui hanno abituato le cronache della criminalità organizzata - ha la forma del'acqua ("Che fai?" gli domandai. E lui, a sua volta, mi fece una domanda. Qual è la forma dell'acqua?". "Ma l'acqua non ha forma!" dissi ridendo: "Piglia la forma che le viene data.") prende la forma del recipiente che lo contiene. E la morte dell'ingegnere Luparello si spande tra gli alambicchi ritorti e i vasi inopinatamente comunicanti del comitato affaristico politico- mafioso che domina la cittadina di Vigata, anche dopo il crollo apparente del vecchio ceto dirigente. Questa è la sua forma. Ma la sua sostanza (il colpevole, il movente, le circostanze dell'assassinio) è piu antica, più resistente, forse di maggior pessimismo: più appassionante per un perfetto racconto poliziesco. L'autore del quale, Andrea Camilleri, è uno scrittore e uno sceneggiatore che pratica il giallo e l'intreccio con una facilità e una felicità d'inventiva, un' ironia e un'inteligenza di scrittura che - oltre il divertimento severo del genere giallo - appartengono all'arte del raccontare. cioè all'ingegno paradossale di far vedere all'occhio del lettore ciò che si racconta, e di contemporaneamente stringere con la sua mente la rete delle sottili intese.

La forma dell'acqua (La memoria)

domenica 13 marzo 2011

W. Faulkner - Gli invitti [1939]


Cosa significa essere invitti? «Unvanquished», parola antiquata, intrisa di ostinazione, che non si arrende a sinonimi più consueti, proprio come la famiglia Sartoris, centro disperso della narrazione di Faulkner. È la voce di Bayard Sartoris, esile e incessante corda vocale che lega insieme le storie e i personaggi, a condurre il lettore nel Mississippi verso la fine della guerra civile. All'inizio del libro la fine è già annunciata, già si sente da lontano la sconfitta degli stati confederati sudisti, ma i membri della famiglia Sartoris, ciascuno a modo suo, sono invitti perché non sanno di essere vinti. La nonna di Bayard, Rosa Millard, instancabile matriarca che orchestra truffe per la sopravvivenza della comunità facendosi beffe della burocrazia militare nordista; il padre, John Sartoris, figura assente, fantasmatica, avvolta da un'aura di mito; la cugina Drusilla, vera e propria linea di fuga, amazzone in lotta perenne contro il suo destino sociale di donna; Bayard, il narratore, che racconta gli anni della sua formazione, dai giochi d'infanzia con lo schiavo Ringo, doppio impossibile, negativo di un'alterità che non verrà mai sviluppata, agli anni dell'università in cui Bayard è obbligato a confrontarsi con la logica implacabile della società americana. I personaggi de Gli invitti e le loro vicende tracciano una «mappa vivente» di una breve breccia nella storia degli Stati Uniti in cui il campo di battaglia è spoglio, sconcertato, e i rapporti di potere perdono di senso e fanno intravedere la prospettiva di un altro futuro per i sopravvissuti. Questa visione non si realizzerà ma nella scrittura di Faulkner le linee di resistenza vengono sublimate in un fluire di parole che si mescolano con la terra nella sua paziente passività. Alla fine rimane il profumo della verbena che Drusilla lascia dietro di sé, spirito enigmatico di questa terra invitta.

Gli invitti (Supercoralli)

domenica 6 marzo 2011

J.K.Galbraith - La moneta, da dove viene e dove va [1976]


"La storia della moneta insegna molto", scrive John Galbraith o "almeno si può fare che insegni molto". Gli antichi lavoravano i metalli - l'oro, l'argento, il rame - e li coniavano in monete; nel tempo, l'avvento della società moderna ha introdotto l'uso delle banconote di vario taglio e portata, più facile a maneggiarsi. Ma se muta il materiale, il significato resta identico. Ebbene, si chiede Galbraith, "cos'è che rende questa striscia di carta, di per sé priva di valore, così utile negli scambi, mentre nessun altro foglio di simili dimensioni ha un valore comparabile?". Le risposte possono essere molte, ma, nota l'economista americano, risultano spesso incoerenti. La realtà è che "il lettore dovrebbe leggere queste pagine con la consapevolezza che la moneta non è niente di più o di meno di ciò che lui, o lei, ha sempre pensato che fosse, vale a dire ciò che viene comunemente offerto o ricevuto per l'acquisto o la vendita di merci, servizi o altre cose". Da questa semplice evidenza si dipana una storia affascinante e insolita, che se a un certo punto coincide con quella economica, non è comunque solo questo. La moneta, e cioè il denaro, concerne la vita stessa dell'uomo nel suo essere e divenire attraverso i secoli, riguarda il sorgere di nuove istituzioni quali le banche, le società per azioni, i sindacati o la previdenza sociale, è alla base di fatti drammatici quali le guerre e le rivoluzioni. Si tratta dunque di una lunga storia, piena di sfaccettature, che dai re di Lidia - i primi, presumibilmente, a coniare le monete nell'ottavo secolo avanti Cristo - arriva sino ai giorni nostri, caratterizzati da problematiche sociali e da mercati instabili, in cui il dollaro primeggia con le sue ricorrenti crisi e impennate, creando inflazioni o stagnazioni. Chi meglio di John Galbraith, certamente il più famoso e discusso economista d'America,  poteva dare alla moneta questo senso ampio e questa corposità storica e umana, non solo quindi metallica o fatta di semplice carta? Dalle sue tesi, dalla sua dissertazione, nasce un libro di estrema attualità e di valido aiuto per la comprensione dei problemi urgenti che travagliano il nostro incerto presente, legato com'è ai flussi e ai riflussi della moneta e dei suoi meccanismi.

Soldi. Da dove vengono dove vanno (Saggi stranieri)

sabato 5 marzo 2011

Paper Model - Millennium Falcon [Star Wars]

Pubblico alcune foto del mio ultimo lavoretto paper-modellistico: un Millennium Falcon proveniente direttamente dal fantascientifico mondo di Star Wars. Questo modello è stato disegnato dallo stesso autore del droide R2-D2 che ho costruito qualche tempo fa e risulta molto dettagliato e aderente all'astronave visibile nel film. Sono 10 fogli A4 e a montaggio ultimato risulta lungo circa 25cm. Dato l'elevato grado di dettaglio delle texture e dei particolari, questo modello si candida ad essere realizzato in formato A3, in modo da ottenere una bella replica lunga una cinquantina di cm che mi piacerebbe appendere da qualche parte. I disegni e le istruzioni di montaggio sono reperibili a questo link:
http://www7a.biglobe.ne.jp/~sf-papercraft/Gallery/Falcon/Falcon.html