lunedì 26 aprile 2010

Paper Model - Locomotiva TEM18d

Oggi posto le foto di una realizzazione che ho terminato qualche giorno fa: una bellissima locomotiva TEM18d che svolge il suo servizio nelle ferrovie russe. Questo modello è in scala H0 (1:87) (scartamento 16,5mm) che è quella nella quale vengono più frequentemente riprodotti i trenini commerciali in plastica o metallo. La scelta di questa scala mi ha permesso di utilizzare tutti i consueti elementi dei plastici ferroviari e di poter mettere il modello accanto ad altri trenini senza creare problemi di proporzioni. Devo dire che assieme ai modelli più precisi e raffinati questo locomotore di carta non sfigura di certo. Ho inoltre deciso di replicare un fondale siberiano utilizzando una stampa di un vecchio calendario dedicato alle Dolomiti, anche se non è proprio Siberia è sicuramente meglio del muro bianco di camera mia! L'unica pecca di questo progetto sono forse le linee di piegatura un po' troppo evidenti. Il papermodel è liberamente scaricabile dal sito russo Mabuka assieme ad altri bei modelli di vagoni e locomotori, tutti in scala H0.











sabato 24 aprile 2010

Wilbur Smith - Come il mare [1978]


Nick Berg, il "Principe d'oro", temuto e ammirato proprietario di una grande compagnia navale, è caduto nella polvere. Duncan Alexander gli ha portato via tutto: le navi, la moglie, il figlio. Comincia così tra i due uomini una sfida senza esclusione di colpi, che esplode tra i ghiacci dell'Antartide, s'infiamma nei deserti sudafricani e raggiunge il suo apice nel pieno di un uragano al largo della Florida. Un trascinante romanzo di formidabile tensione dal maestro incontrastato dell'avventura.

Come il mare (Best seller)

domenica 18 aprile 2010

Choi Yoon-Sook

Osservando le opere scultoree di Choi Yoon-Sook si intuisce subito come il soggetto principale della sua ricerca artistica sia l’essere umano. I suoi lavori rappresentano esseri umani ideali, capaci, in primo luogo, di esprimere intrinsecamente emozioni e sensazioni e di muoversi in modi articolati e, in secondo luogo, di comunicare e coinvolgere gli altri uomini che con esse si relazionano. Queste due peculiarità, nel contesto stesso di ogni opera, danno vita ad un dialogo attraverso il quale la scultura assume una duplice valenza: da un lato essa favorisce un particolare coinvolgimento interiore nel fruitore tramite una simbiosi intellettuale ed emotiva con il significato che essa incarna, dall’altro, si arricchisce, come si evince in determinate opere, di funzionalità pratica e fruibile in grado di soddisfare le necessità fisiche dell’uomo quali il gioco o il riposo. L’artista, per dar vita a questa relazione antropocentrica, si avvale di forme esili, slanciate, nelle quali i tratti somatici cedono il passo ad una stilizzazione antropomorfica totalizzante e comprensibile da chiunque, impostando l’opera su grandezze monumentali destinate ad inserirsi in ambienti adatti all’aggregazione umana, come i luoghi aperti delle piazze, travalicando perciò lo spazio conviviale della casa. Oltre a queste caratteristiche derivanti dalla concezione filosofica dell’artista, Choi Yoon-Sook infonde nelle sue opere un’accattivante dimensione estetica che non solo è tesa ad esaltare maggiormente la visione e la comprensione del soggetto, ma anche, nel corso del tempo, si impone come un carattere identificativo del suo fare scultura. Tale estetica è il risultato della fusione, da parte dell’artista, della sua grande maestria tecnica ed esecutiva, di un’innata versatilità nell’uso degli attrezzi e di un’ampia conoscenza dei vari materiali, tanto che, a volte, quest’ultimi, grazie a colori e venature, addirittura si trasformano in suggeritori della forma da realizzare. Nascono così sculture impostate su forme lisce che dialogano con lo spazio che le circonda, strutturate sulle alternanze dei pieni e dei vuoti e percorse nelle membra da cavità che catalizzando e riflettendo la luce, anche se flebile, amplificano questa dimensione percettiva, come si vede in opere quali “Panchina” o “Scivolo”, oppure strutture apparentemente semplici ma in realtà articolate nell’esecuzione e nei rapporti statici, quali ad esempio “Ego”. Sembra che la compresenza dei vari tematismi, la versatilità tecnica, le policromie dei materiali evidenzi in Choi Yoon-Sook la necessità di infondere nelle sue sculture un’atmosfera ludica la quale possa far scaturire nell’osservatore un momento di serena e piacevole riflessione e di amicale interrelazione tra gli esseri umani.
Siro Perin

domenica 11 aprile 2010

Firmware Titolatrice Video AVR disponibile

Volevo segnalare che ho reso disponibile una nuova release del firmware per la titolatrice video con microcontrollore AVR. La si può scaricare dal link che si trova in fondo all'articolo:

http://www.webalice.it/capaso/PROGETTI/TINY_OSD/Tiny_OSD.htm

E' in formato Intel Hex.

giovedì 8 aprile 2010

A. Conan Doyle - Il mastino dei Baskerville [1902]


Una cupa maledizione si abbatte sulla famiglia Baskerville, in Inghilterra. Dopo Sir Hugo, ucciso da un cane infernale nel lontano Settecento, ora anche il suo discendente Sir Charles viene trovato morto con accanto le impronte di un cane gigantesco. Esiste davvero un terrificante mastino omicida? Oppure si tratta di una macchinazione ai danni del giovane Henry Baskerville? Soltanto il più abile degli investigatori, Sherlock Holmes, può scoprire la verità. Con l'aiuto dell'inseparabile dottor Watson, il grande Holmes indaga per capire cosa si nasconda dietro le apparizioni dello spaventoso mastino tra le paludi di Dartmoor. E questa volta i pericoli sono infiniti, ai confini tra realtà e soprannaturale. Un romanzo che avvince, nel miglior stile di Arthur Conan Doyle, e che arricchisce le consuete investigazioni di Sherlock Holmes con un brivido di paura in più.

Sherlock Holmes. Il mastino dei Baskerville. Ediz. integrale (Grandi tascabili economici)

lunedì 5 aprile 2010

Robert Pirsig - Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta [1974]


Una Grande Avventura, a cavallo di una motocicletta e della mente; una visione variegata dell'America on the road, dal Minnesota al Pacifico; un lucido, tortuoso viaggio iniziatico. Qual è la differenza fra chi viaggia in motocicletta sapendo come la moto funziona e chi non lo sa? In che misura ci si deve occupare della manutenzione della propria motocicletta? Mentre guarda smaglianti prati blu di fiori di lino, nella mente del narratore si formula una risposta: «Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore». Questo pensiero è la minuscola leva che servirà a sollevare altre domande subito incombenti: da che cosa nasce la tecnologia, perché provoca odio, perché è illusorio sfuggirle? Che cos'è la Qualità? Perché non possiamo vivere senza di essa?

Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta (Gli Adelphi)

Paper Model - Spider Ragnetto

Oggi, facendo un po' di ordine sulla scrivania, ho trovato un foglio di cartoncino pesante e mi è venuta voglia di costruire un qualche cosa di semplice e in poco tempo: ecco un ragnetto realizzato con la tecnica dei puzzle 3d. I profili dei pezzi si possono trovare al link seguente, dove il formato è un A4 e i pezzi non sono numerati (altrimenti che puzzle sarebbe...):

ragno.pdf





sabato 3 aprile 2010

Arthur Conan Doyle - Il segno dei quattro [1890]


"Il segno dei quattro", pubblicato per la prima volta nel 1890, è il secondo romanzo scritto da Sir Arthur Conan Doyle che ha per protagonista Sherlock Holmes, il celebre detective londinese. Un'affascinante ragazza con un passato misterioso, un forziere perduto contenente un tesoro inestimabile e un uomo morto in circostanze inspiegabili: sono questi i tre punti da cui parte una delle più incredibili avventure di Sherlock Holmes, che insieme all'inseparabile Dottor Watson dovrà affrontare una minaccia mortale, il terribile "Segno dei Quattro"!

Sherlock Holmes: Uno studio in rosso-Il segno dei quattro. Ediz. integrali (Grandi tascabili economici)

Franco Costalonga

E’ del poeta il fin la meraviglia, parlo dell’eccellente e non del goffo, chi non sa far stupir, vada alla striglia.

Questo celebre verso di Giambattista Marino rende chiara l’idea di come il rimatore nel caso specifico, ma più in generale l’artista, sia quella persona che attraverso le sue doti naturali e i suoi virtuosismi è in grado di suscitare stupore e straniamento nel fruitore attraverso la creazione di qualcosa di inconsueto e che si distacca dai canoni predefiniti, dalla tradizione (talvolta stantia) e dalla provincialità (spesso inconcludente) per dar vita a qualcosa di nuovo e di universale. E’ proprio per questo dunque che l’artista, grazie all’utilizzo ed alla compenetrazione dei suoi mezzi di espressione (pittura, scultura, musica, architettura, ecc…), sente allo stesso tempo la necessità e il desiderio di creare un’opera viva, capace di meravigliare sempre e di stimolare sensi, mente ed emozioni grazie al fascino della sua eccezionalità, offrendo così all’uomo una sorta di viatico terapeutico, sociologico e culturale. Ma l’opera d’arte per creare evoluzione e cambiamento, deve contenere in se stessa la capacità di rompere con la staticità fisica e fisiologica contingente e allo stesso tempo fornire una via d’uscita verso il futuro. Essa ci riesce solo grazie a elementi ed a composizioni in grado di generare un senso di smarrimento e di confusione interiore, prima di tutto dal punti di vista visivo. L’osservatore di fronte all’opera d’arte deve perciò perdere ogni punto di riferimento intrinseco ad essa, essere pervaso quasi dalle vertigini e soffrire una crisi nella quale mette in discussione i capisaldi tangibili ed intellettivi relativi al proprio vissuto. Di conseguenza, spinto dalla necessità di trovare una visione univoca, un punto fermo, cioè una via d’uscita, egli maturerà una nuova concezione del qui e dell’adesso e compirà una evoluzione interiore. Quest’ultima è dunque provocata dallo spiazzamento derivante dalla confusione del caos, la quale diviene necessaria per l’originarsi del nuovo ordine del cosmos. Ma la catarsi scaturita da questo stordimento, così come l’evoluzione biologica e naturale è infinita, non è definitiva: le innumerevoli modalità di rapporto visivo la trasformano sia in precario stato, sia in interminabile concetto di visione-contemplazione. Questa rottura degli schemi consolidati per originarne infiniti altri, attraverso una mutazione continua e plurima della visione, si riscontra nei lavori di Franco Costalonga. L’artista, durante la sua lunga carriera, grazie al suo agire, al suo avvicinarsi all’Arte Programmata, detta anche cinetica, al suo relazionarsi con le più disparate personalità in ambito artistico e al suo spaziare in vari settori sensibili, quali il design e l’insegnamento, si è sempre mosso in tal senso. Egli mira ad una destabilizzazione intesa come via d’uscita dell’arte attraverso l’arte stessa, la quale origina un mondo simulato in cui ci si perde per ritrovarsi. A tal fine, sembra quasi un paradosso, Costalonga si avvale di alcune delle sequenzialità del metodo scientifico, della fisica, della tecnica e delle varie modalità dell’arte, come confermano alcuni suoi studi sull’ottica concernenti agli specchi sferici, il tutto racchiuso in una consistente dimensione progettuale nella quale nulla è casuale. Ed è proprio la progettualità, per l’artista, la chiave per infondere all’opera tali caratteristiche: Costalonga all’inizio catalizza l’idea con la grafica, studia attentamente le possibilità di attuazione sequenziale e di esecuzione del lavoro monitorando e talvolta scoprendo cose nuove, ricerca e adopera in modo opportuno le più disparate tecniche, tecnologie, materiali classici, come la tela, oppure contemporanei, come il plexiglas, assemblandoli fra loro, studia i colori, i loro riverberi, la gradualità, gli accostamenti e li inserisce in modo giustapposto. Tale modalità esecutiva, che gli è congeniale sia per la sua propensione personale sia per gli studi presso l’Istituto Statale d’Arte nel quale ha poi a lungo insegnato, è contemporaneamente stata perfezionata dagli studi sulla riflessione e sulla rifrazione, e dall’altra sul movimento elettrico/manuale e roto/oscillatorio, ed infine dalle analisi sulla geometria teorica/applicata e piana/tridimensionale. Da questi presupposti nascono lavori articolati, inusuali e caratterizzati da alcune peculiarità, quali la mancanza del classico piano d’appoggio, di inizio o fine, di orizzontalità o verticalità e l’assenza di un titolo soggettuale e definito. Le opere dunque diventano forme oggettuali che si possono raggruppare in base alle progettazioni, alle ricerche ed alle sperimentazioni (es. “Trasforme”, “Specchi Mobili”, “Destrutturazioni Modulari”, ecc…) compiute dall’artista in un determinato periodo di tempo. Esse sono perfettamente equilibrate e bilanciate sul piano formale sia nel loro insieme che nelle singole parti e, cosa fondamentale, impostate sul concetto di modulo. Quest’ultimo, ideato intenzionalmente, essendo inteso come archetipo, cioè modello assoluto, e allo stesso tempo come variabile costante che si ripete nel creare infinite composizioni, assume la facoltà di amplificare all’infinito il fascinoso smarrimento che il complesso del quadro, della scultura o di un’altra struttura suscita in chi guarda. Nei lavori di Costalonga emerge sempre questa costante dimensione di crisi del retroterra culturale ed interiore, dal quale ciascuno può trovare il proprio modo di uscire e compiere successivamente un atto di crescita. Per permettere tutto ciò è l’artista stesso il primo che si lascia trasportare da tale senso di meraviglia, tanto caro al Marino: attraverso una pianificazione ragionata, egli deve smarrirsi per poi ritrovarsi in nuovi orizzonti e poter così attirare e coinvolgere nello stesso percorso lo spettatore. Quest’ultimo, stabilisce dunque una sorta di dialogo nascosto con l’autore, da esso voluto e ricercato intenzionalmente. Tale relazione si sostanzia nella necessità inconscia dell’osservatore di riscontrare nell’opera una sorta di legame con la propria storia, ma non trovandolo a causa dell’impossibilità di avere una visione totalizzante e stabilizzante egli viene trascinato dentro il mondo dell’opera stessa, per dialogare con essa, viverne la crisi, l’instabilità visiva e mentale e, attraverso le infinite possibilità d’osservazione, uscirne rigenerato. Tutto questo è possibile grazie agli innumerevoli riflessi proiettati sui lavori dalla luce: essa varia a seconda dei molteplici movimenti, singoli o combinati, dell’opera o di alcune sue parti, dello spettatore e della fonte di luce stessa nonché della variazione di intensità. Nelle ultime creazioni la ricerca progettualizzata di Costalonga si incentra su un nuovo concetto di modulo che trova origine nella geometria euclidea. Si tratta di un solido a forma triangolare che ribaltandosi dà origine ad un secondo solido di tipo romboidale. Il nuovo elemento, accostandosi ad altre riproduzioni di se stesso, dà vita a solidi di forma esagonale, i quali, ripetendosi a loro volta, secondo precisi schemi prestabiliti, creano altrettante forme geometriche richiamanti triangoli o altre figure. Queste strutture, emergenti da un fondo nero neutro, sono colorate secondo elucubrazioni precise e mirate che, a seconda della variazione della luce, accentuano la mutevolezza di tali “aberrazioni” ottiche che, accattivando l’osservatore, danno nuovamente inizio a quel processo di crisi mentale di cui si è parlato in precedenza. In questo modo l’artista dimostra ancora una volta la profondità della sua ricerca nell’ambito dei concetti cinetici, e altresì in quello della geometria speculativa e nell’estetica del colore. Costalonga attraverso i suoi giochi mentali e razionali, le sue plurime ricerche in aspetti inusuali, la sua abilità nell’essere capace di rigenerarsi, ha contribuito a dar grande l’arte programmata, a mantenerla viva e a farla dialogare alla pari con altre brache internazionali dell’arte, spesse volte esageratamente sopravalutate.

Siro Perin