Nella sociologia, nelle scienze etnoantropologiche e sociali, il concetto di identità assume una duplice modalità: da un lato, esso contempla il modo con cui l’individuo considera e costruisce se stesso come membro di un determinato gruppo sociale (es. Nazione, etnia, genere, ecc…), dall’altro, si concretizza nel modo in cui questi gruppi consentono al singolo individuo di collocarsi e di relazionarsi con essi. E’ chiaro perciò che per la formazione di ogni identità non si può prescindere dal confronto con due componenti fondamentali: l’identificazione tra il soggetto e le figure con le quali esso condivide alcuni caratteri che producono senso di appartenenza; l’individuazione, cioè l’emersione di caratteristiche in questo soggetto che lo differiscono sia dagli elementi del gruppo a cui appartiene sia dagli elementi degli altri gruppi. Su tale dicotomia si innesta anche il concetto di identità multipla, ovvero la posizione autodeterminata o meno che questo soggetto assume all’interno della rete di relazioni e percezioni presenti nel gruppo sociale. Ma nell’epoca della post-modernità, come già affermava Z. Bauman, questa identità personale sta lentamente perdendo alcuni punti di riferimento, quali la cultura, la religione e l’etnia che sono essenziali per i rapporti tra l’Io del soggetto e il gruppo con il quale esso si relaziona, dando così vita ad uno stato fluido e mutevole dell’identità. Oltre a queste situazioni presenti nella società contemporanea, gli studiosi E. Reid, A. Bruckman e S. Turkle affermano poi che l’avvento dell’informazione in rete potrebbe far perdere al soggetto la propria corporeità e concretezza, dandogli la possibilità di sperimentare liberamente e senza freni con la propria identità che diverrebbe oltre che fluida anche multipla ed alternativa acquisendo di conseguenza la possibilità di servirsi di risorse simboliche, se non false, per interagire con gli altri. Il quadro che si delinea sembra perciò mostrarci un periodo storico nel quale il soggetto si caratterizza per la sua non-identità personale, teso però al raggiungimento di una compiutezza personale, che molto probabilmente mai raggiungerà, e fortemente caratterizzato dal variare del ruolo e della posizione che esso intende assumere all’interno del contesto della rete di relazioni. Va altresì aggiunto che tale nuova posizione assunta dal soggetto modifica il concetto di identità anche sul piano filosofico: esso non è più entità definibile e perciò riconoscibile in quanto detentore di qualità che concretamente lo distinguono dagli altri enti ed in grado di costruire relazioni stabili e durature con questi. Sulla scia di queste evoluzioni che coinvolgono l’uomo odierno, è chiaro che anche l’idea di Arte, in quanto suo specchio, ha subito in tutte le sue manifestazioni dei mutamenti spesso negativi. Infatti l’Arte oggi sembra abbia perso quel ruolo positivo di atto creativo dell’essere umano basato su un processo intellettuale, gestuale e tecnico, acquisito sia teoricamente sia attraverso l’esperienza, capace di essere testimonianza sensibile dell’uomo d’ogni tempo, tanto da apparire fossilizzata nel sicuro passato o nel muto realismo o nell’estetismo ridondante o nel banale eclettismo o nella mistificatoria propaganda o nell’occasionale gestualità o, in fine, nel solo investimento economico. La possibilità che l’Arte possa riassumere quel ruolo, che Le è proprio, di forza chiarificatrice dell’identità dell’uomo contemporaneo, non si realizza con il rifugiarsi nel laconico lamento estemporaneo declamato della propria torre eburnea, ma con l’agire artistico stesso. Quest’ultimo deve riacquistare quegli aspetti che gli erano, e sono, sostanziali: la genuina volontà di raggiungere in modo conscio ed autonomo degli scopi e la necessità che tali obiettivi si rivestano di valori sensibili. Solo così si può ottenere una dimensione dell’Arte pregna sul piano culturale, utile, dal forte valore educativo ed analitico e in grado di narrare e descrivere il tempo nel quale essa vive ed opera e perciò in grado, anche servendosi dei mezzi contemporanei, di testimoniare il mondo d’oggi e di ridare chiarezza consapevole al concetto di identità. Solo conoscendo in modo cosciente e chiaro, ed essendo sicuri di se stessi e dei molteplici stati che possiamo assumere, si può costruire una propria identità atta all’interazione con gli altri enti e perciò capace di dare vita a nuove relazioni stabili in grado di soddisfare sia il proprio senso di appartenenza sia la voglia di condivisione. Le operatività e gli ideali che l’Arte ha a disposizione per far sì che questo avvenga, partono da due cardini: una progettazione sapiente e consapevole ed un nuovo concetto degli elementi base che la compongono. Per progettualità si intende il dar vita ad un costrutto artistico complesso seguendo un programma ben definito, libero, anche nelle azioni più estreme, dal pressappochismo e dall’occasionalità, guidato nell’esecuzione tecnica e nella scelta dei materiali, monitorabile nelle fasi di costruzione e riconducibile ad un atto creativo mai banale, ma necessario e soprattutto sensibile. Invece per elementi base si intendono una elucubrata applicabilità a partire dalle “cose” semplici che strutturano l’opera, quali la forma e la materia che, come affermato nel “sinolo” aristotelico, danno vita all’ente e dal quale deriva l’essenza. Per realizzare tutto ciò, serve una diversa, e forse nuova, figura d’artista: egli deve, come prima istanza, ritornare ad essere intellettuale e non più paradigma di una società muta e deve riuscire, come secondo passo, a captare, attraverso il suo sentire interiore e le più svariare modalità e i molteplici risultati, a creare nuove idee, immagini e forme che siano di contributo alla riqualificazione dei perduti valori che compongono l’identità dell’uomo contemporaneo, per fare in modo che quest’ultimo grazie all’arte possieda una guida per fare ordine all’interno del suo vivere.
Siro Perin