lunedì 31 gennaio 2011

Paper Model - Triceratops [teschio]

La vista degli scheletri fossili di dinosauri in occasione della visita al museo di storia naturale di Venezia di qualche tempo fa mi ha invogliato a realizzare qualche paper model a tema. Ecco dunque un bel cranio di Tricertopo (Triceratops horridus) lungo circa 30 cm. Il lavoro non è stato particolarmente ostico, anche se per motivi di tempo è andato molto a rilento. Il modello è costituito da solo quatto fogli formato A4.














domenica 30 gennaio 2011

J. Fante - La strada per Los Angeles [1936]


"Ho sette mesi di tempo e 450 bigliettoni per scrivere un romanzo. Mi pare piuttosto straordinario", scrive John Fante a un amico, "dentro ci sono alcune cosette che metterebbero il fuoco al culo a un lupo. Forse è un pochino troppo forte, cioè mancante di 'buon' gusto. Ma non me ne importa niente". Ebbene, questo romanzo "un pochino troppo forte" segna l'esordio di un indimenticabile eroe della letteratura del nostro secolo: Arturo Gabriel Bandini. Tenero e ribelle, ingenuo e rancoroso, Bandini è in eterno, adolescenziale conflitto con la parte di mondo che gli capita a tiro, e cambia volto e umore, spesso passando dal paradiso all'inferno, nel giro di poche righe. C'è ad esempio un Bandini-Führer che attacca un branco di granchi facendoli a pezzi impietosamente, un Bandini erotomane che si tappa con le sue riviste pornografiche nello "stanzino dei vestiti", un Bandini saccente, lettore esaltato di Nietzsche e di Spengler, che si vendica sul padrone del fetente conservificio dove lavora chiedendogli un parere sul superomismo...

La strada per Los Angeles (Einaudi. Stile libero)

domenica 23 gennaio 2011

Disturbed - Land of confusion [Genesis cover]

Gironzolando in rete per recuperare il video originale di Land of confusion dei Genesis, mi sono imbattuto nella cover di questo brano eseguita dai Disturbed. Il video, un vero e proprio cortometraggio a cartoni animati, mi è proprio piaciuto e trovo che si intoni molto con lo spirito della canzone. Come si può notare tratta temi molto attuali quanto cruenti. Sono particolarmente affezionato a questa canzone, inclusa nell'album Invisible touch del 1986, in quanto è la prima traccia digitale che ho ascoltato a casa mia con un impianto stereo dotato di lettore CD.




J.K.Galbraith / N.Salinger - Sapere tutto o quasi sull'economia [1978]


Che cos'è l'economia? Come funzionano i sistemi economici, il mercato, la politica monetaria e quella fiscale? L'economia, secondo J. K. Galbraith, occupa un posto fondamentale nella vita sociale, e la comprensione dei suoi meccanismi è l'unico modo per capire veramente il mondo che ci circonda. In questo saggio-intervista, il celebre economista si sofferma a spiegare con chiarezza e precisione tutti i principi fondamentali della propria disciplina, illustrando anche le teorie delle diverse scuole di pensiero in questo campo. Uno strumento agile ed esauriente per accedere ai "misteri" dell'economia moderna.

Sapere tutto o quasi sull'economia (Oscar saggi)

sabato 22 gennaio 2011

C. Pavese - Tra donne sole [1950]


Pavese pubblicò Tra donne sole con altri due romanzi brevi, Il diavolo sulle colline e La bella estate, in un volume che ne segnò la consacrazione critica, sancita anche dal Premio Strega del 1950. Presentando il libro, Pavese sottolineava il comune clima morale di quelle storie, il rincorrersi degli stessi temi nel libero gioco della fantasia. Sono romanzi di scoperta della città e della società, di «giovanile entusiasmo, passione e sconfitta». Clelia, il personaggio che dice «io», protagonista di Tra donne sole, è una donna non piú giovane, che vive orgogliosamente del proprio lavoro, in ruvida e scontrosa solitudine, e guarda e giudica la società irrequieta della buona borghesia del primo dopoguerra, gli ambienti intellettuali un po' snob, le ragazze un po' disperate un po' ciniche, tutto su uno sfondo di rovina imminente. Da questo romanzo Michelangelo Antonioni ha tratto la sceneggiatura del film "Le amiche".

Tra donne sole (Einaudi tascabili. Scrittori)

domenica 16 gennaio 2011

Cesare Pavese - Il mestiere di vivere [1952]


Tenere un diario e riserbarne l'accesso a sé è sempre stato un progetto di Pavese. A poco meno di vent'anni, trascrive in bella copia i Frammenti della mia vita trascorsa, che qui vengono alla luce per la prima volta. Trapelano già, ossessive, le dominanti della sua maniera di trasfigurare il mondo e gli altri: l'Amore, la Morte (il suicidio), l'Arte. Il confino politico, nel 1935-36, a Brancaleone, favorosce il rivelarsi di Pavese a se stesso in un diario vero e proprio. Comincia qui, e non si arresta fino a pochi giorni dalla morte (1950), il Mestiere di vivere. Ha tuttora ragione Calvino nel definirlo così: "il diario di Pavese è insieme la ricerca d'una tecnica poetica e d'un modo di stare al mondo". Ma prima di lui Sergio Solmi si era posto una domanda che faceva appello, quasi, alla coscienza materiale e formale del Mestiere di vivere: "Giungeremo a dire che Pavese ha esercitato per lungo tempo una instancabile auto-terapia dell'anima?". L'attuale edizione del Mestiere di vivere, condotta sul manoscritto autografo, rivela anche graficamente il sorgere, piuttosto, e il maturare di uno stile dell'interiorità. Esso è frutto di una lenta conquista, ottenuta al di là degli anni 1937-38, quando, come dimostrano i segmenti di diario offerti ora non alla curiosità occasionale ma alla simpatia intellettuale del lettore, l'Amore si coniuga con la Morte, prende il sopravvento sull'Arte, e la personalità dell'artista rischia di distruggersi. A superare questa crisi concorre quasi subito, e si accresce in seguito, la preoccupazione di offrire di sé il ritratto adeguato di uno scrittore apparso, nel frattempo, "nuovo" (Lavorare stanca, raccolta non ermetica, è del 1936): uno scrittore tecnicamente incontentabile, e culturalmente inquieto.

Il mestiere di vivere. Diario (1935-1950) (Einaudi tascabili. Scrittori)

lunedì 10 gennaio 2011

J. Fante - Aspetta primavera, Bandini [1938]


Fermi tutti: in casa Bandini sta per fare ingresso nonna Toscana: come ogni mese, annuncia per lettera la propria visita-ispezione ufficiale, che si traduce in una giornata di mugugni e osservazioni su disordine, sregolatezze, immoralità: non c'è poi da meravigliarsi se gli americani considerano gli italiani una banda di straccioni da evitare a tutti i costi. Donna Toscana considera il genero Svevo — il quale non a caso se la dà a gambe al suo arrivo — un mezzo fallito e la figlia Maria una pazza perché lo ama e alla fin fine ne asseconda le peripezie; come se non bastasse, qualcuno ha visto papà Bandini su una veloce berlina accanto alla donna più ricca del paese, con la risibile scusa di un incarico ottenuto da lei: risistemare il caminetto di una delle sue ville. Insomma, il povero Arturo, poco più che bambino, pur con tutto l'entusiasmo e l'ammirazione per le bravate di babbo Svevo, non ha vita facile in questo paesetto di montagna della grande America degli anni Trenta. Non è sempre gradevole districarsi fra mille trovate per conquistare o tenere a bada Mister Craik, il salumiere che continua miracolosamente a conceder credito ai Bandini, la bellissima e cagionevole compagna di classe Rosa Pinelli, che respinge il dono d'amore — un prezioso cammeo rubato a mamma Maria — e soprattutto l'insopportabile fratellino Federico tutto preghiere e saggezza, che gli ricorda l'imminenza del temuto purgatorio… Un romanzo, come sempre capita nell'accoppiata Bandini-Fante, commosso e ridanciano, tormentato e farsesco, capace come pochi di regalarci un vitale - e geniale - quadretto del mondo degli immigrati italiani in America nel primo dopoguerra.

Aspetta primavera, Bandini

domenica 9 gennaio 2011

A. Camilleri - La voce del violino [1997]


"Il commissario invece era di Catania, di nome faceva Salvo Montalbano, e quando voleva capire una cosa, la capiva." Questo "capire" di montalbano, essendo fondamentalmente una immersione ambientale, un annusare, un soppesare a occhio, e' distante dallo "spiegare" deduttivo dei segugi di impostazione scientifica. Ma non collima neppure col simpatetico "comprendere" dei detectives piu' filantropi: anzi per il commissario di Vigata - celebre per il laconico sarcasmo - identificare la molla che fa scattare l'assssinio costituisce "la parte peggiore" della ricostruzione poliziesa. "La considero la parte peggiore perche' devo abbandonare i fatti concreti e inoltrarmi nella mente di un uomo, in quello che pensa. Un romanziere avrebbe la strada facilitata, ma io sono solo semplicemente un lettore di quelli che credo buoni libri". E di comprensione per chi ammazza non se ne parla nemmeno. La voce del violino e' la storia di una giovane donna assassinata, di un grande artista che vive da eremita e d'altro ancora. Soprattutto, e' una storia di scambi: e Montalbano - delle cui vicende private rimaste in sospeso ne Il ladro di merendine seguiamo lo svolgersi - dovra' decidere se scambiare la propria esistenza per una nuova.

La voce del violino (La memoria)

sabato 8 gennaio 2011

John Fante - Ad ovest di Roma [1985]


Quattro figli dediti all'erba e alla musica di Frank Zappa, una moglie stanca e annoiata, una gloriosa casa a forma di ipsilon sull'oceano: la vita di Henry Molise, scrittore cinquantenne in crisi di ispirazione, sembrerebbe destinata a una quotidianità prevedibile fatta di litigi e riappacificazioni domestiche, libri malriusciti e sbornie solenni. Ma durante una sera di pioggia qualcosa di imprevisto accade, un altro elemento si aggiunge di forza alla sua sgangherata famiglia a turbarne il già traballante equilibrio: è un gigantesco cane akita, ottuso e testardo (e irrimediabilmente, profondamente gay). E non c'è nulla da fare: Stupido, questo il suo nome, non se ne vorrà andare, innescherà anzi un'incredibile serie di meccanismi a catena fino a portare il povero Molise sull'orlo di un tragicomico disastro. Questo l'antefatto narrativo del "Mio cane Stupido", cinico, impietoso, ironico, drammatico, grottesco autoritratto di un John Fante ormai alle soglie della maturità, tardo e imprevedibile capolavoro di uno dei più grandi scrittori americani del Novecento. Ma "A ovest di Roma" comprende anche il racconto "L'orgia". Qui la prospettiva si ribalta: la voce narrante appartiene a un bambino, la storia è quella di un intenso rapporto di odio e amore tra padre e figlio. E se il primo racconto rappresenta davvero un atto di resa di fronte alla bellezza e all'insensatezza del mondo, "L'orgia" narra della fine brutale di un'infanzia, di un sogno infranto o meglio polverizzato tra le mani.

A ovest di Roma (Einaudi. Stile libero)

venerdì 7 gennaio 2011

C. Cassola - La ragazza di Bube [1960]


Mara è una giovane di Monteguidi, piccolo paese della Val d'Elsa, che all'indomani della Liberazione conosce il partigiano Bube, eroe della Resistenza, e se ne innamora. Questi, tornato alla vita civile imbottito di precetti di violenza e vendetta, ha commesso un delitto e, dopo un periodo alla macchia, viene catturato e condannato a quattordici anni di carcere. Mara, maturata proprio grazie alla forza del sentimento per Bube e divenuta ormai donna, decide di aspettare l'amato con animo fedele e ostinato. Con questo romanzo - pubblicato nel 1960 e seguito nel 1963 da una celebre versione cinematografica interpretata da Claudia Cardinale - Cassola si aggiudica il premio Strega e raggiunge il successo anche internazionale. "La ragazza di Bube" segna una profonda cesura nella narrativa italiana del dopoguerra: benché ispirato a una vicenda realmente accaduta, il romanzo si arricchisce di elementi psicologici e lirici superando le istanze neorealiste, tanto per il linguaggio quanto per il rifiuto dei dogmatismi ideologici. "Il romanzo" sostiene infatti Cassola "viene prima di ogni interpretazione della realtà, è la ricerca continua della verità degli uomini."

La Ragazza DI Bube

martedì 4 gennaio 2011

A. Schnitzler - Doppio sogno [1926]


Dopo una scabrosa confessione cominciata come per gioco con la moglie, ha inizio tra visioni e apparenze, tra desideri proibiti e paura di assaporarli, la notte "brava" del dottor Fridolin, medico viennese alla moda sposato a una donna bellissima. In un'atmosfera allucinata e onirica si imbatte in quattro donne che gli si offrono inutilmente: la figlia di un paziente defunto, una prostituta, la ragazza-bambina di un affitta-costumi, una donna nuda e bellissima, incontrata a una festa in maschera in una villa misteriosa. Tornato a casa, frustrato per non avere commesso l'adulterio, ascolterà dalla moglie il racconto di un sogno in cui veniva tradito e, il giorno seguente, scoprirà che la realtà ha cancellato ciò che è avvenuto la notte precedente.

Doppio sogno (Piccola biblioteca Adelphi)

domenica 2 gennaio 2011

W. Faulkner - La grande foresta [1955]


Le storie di caccia che animano "La grande foresta" compongono, come i capitoli di un romanzo, un'unica, grande storia: quella della conquista di una maturità che per il giovane Ike McCaslin si compie quando uccide la prima preda - o forse nell'istante in cui la preda lo riconosce abbastanza uomo e accetta di farsi uccidere da lui. Perché la foresta di Faulkner è luogo fisico e proiezione metafisica, e l'uomo, attraverso il rituale della caccia, vi giunge a comprendere se stesso e la propria identità in rapporto agli altri e soprattutto rispetto alla natura. Una natura selvaggia e nobile, potente e senza tempo, il cui simbolo è il grande orso zoppo, il Vecchio Ben, inseguito e braccato da cani e cacciatori anno dopo anno, in ossequio a codici e cerimoniali tramandati di padre in figlio, e condivisi tanto dagli ultimi indiani Chickasaw quanto dai bianchi, poveri e ignoranti oppure 'aristocratici' come i McCaslin e i De Spain. Una continuità morale, armonica, che tuttavia proprio Ike vedrà tramontare quando, in una foresta fiaccata dalle asce e dal progresso come un pugile chiuso in angolo, squarciata dal cemento e dal catrame, i suoi nipoti andranno a caccia senza più regole né remore, e uccideranno soltanto per il gusto di uccidere.

La grande foresta (Biblioteca Adelphi)

sabato 1 gennaio 2011

Semplice lampeggiatore per lampade a 230V

Durante il recente periodo di festività natalizie mi si è presentata l'esigenza di far lampeggiare alcune lampade colorate ad incandescenza alimentate alla tensione di rete 230V. Non volendo utilizzare dei relè per evitare il fastidioso ticchettio, ho recuperato questo semplice schemetto che mi ha consentito di risolvere egregiamente la questione. Utilizza un triac e una manciata di componenti che, con i valori riportati, consentono di ottenere da 1 a 5 lampeggi al secondo. Il diac ha una tensione di soglia di 32V. Essendo un circuito sottoposto alla tensione di rete vanno usate le relative precauzioni.