sabato 8 agosto 2009

Albert Camus - Lo straniero [1942]

Questo è uno dei più celebri romanzi scritti da Albert Camus: narra la storia di uomo che, per una serie di sfortunati eventi, diviene assassino involontario, lungo un excursus che lo porterà alla prigione e alla condanna. Uno dei tratti più caratteristici del protagonista è l'indifferenza: egli sembra quasi non avere idee proprie, nel senso che di fronte ad una scelta non prova interesse né per l'una né per l'altra opzione; nella vita l'amore e l'odio, la felicità e il dolore divengono per lui solo aspetti di un tutto annoiante e tedioso. L'unico vero impeto sentito che avrà sarà di fronte all'ipocrisia che, in limine mortis, vorrà convertirlo ad una fede che non ha mai posseduto né può essere succedanea della vita che gli viene negata. Il protagonista è uno straniero nella vita proprio per la sua particolare peculiarità, cioè il non schierarsi, il non scegliere, il non prediligere; ma sarà proprio questa sua caratteristica che lo renderà sommamente spregevole di fronte alla società, conducendolo attraverso un cammino meccanico, inesorabile e prestabilito verso la sua fine. "Lo straniero" è un romanzo superbo, duro e rattristante per molti aspetti, ma sublimamente pregevole nei contenuti. E' un'opera che riesce nell'intento di far riflettere il lettore, ed è in grado, pur nella sua brevità, di asserire idee profonde e meditate.

Quando si legge “Lo straniero” di Albert Camus si è proiettati in uno strano silenzio. Fin dalla prima, famosa frase, “oggi la mamma è morta”, è chiara la cifra stilistica dell’assurdo. Mersault, il protagonista, non parla né piange; al funerale della madre fuma una sigaretta. Non ci è dato sapere il perché: non è importante. Ogni gesto di Mersault è un universo a sé, intagliato in quelle frasi che Sartre giudicava perfette, delle isole, e l’apparenza sensibile che ne affiora vale più dei principi esplicativi. Termina la prima parte. Il deserto, il terribile sole a picco, lo sciabordio delle onde: l’apice della sensualità mediterranea, il primo e fatale rumore del libro. Quattro secchi spari. Mersault uccide un arabo. Comincia il processo, di nuovo nel silenzio: la solitudine della cella, l’impossibilità di capire. Mersault potrebbe salvarsi. Solo, non ha da offrire alla Legge la consequenzialità che essa richiede. Il rifiuto di falsificare le realtà emotive è il nocciolo dell’assurdo di Camus: un urlo selvaggio che non ha bisogno di essere emesso, la cui forza esplode per colui che tende l’orecchio a questo insolito silenzio. Ai redentori viene offerta una verità negativa, la sola che conti per Mersault. Il suo grido interrompe per l’ultima volta il silenzio del libro. La catarsi è avvenuta: “come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo”.

Lo straniero (I grandi tascabili)

1 commento:

Anonimo ha detto...

La società non tollera chi è straniero alla vita, ma forse a volte è la società stessa che spinge alcuni ad essere stranieri.
Cisky